Ma è anche gelosia del rapporto che si stabilisce tra donne. Perché sono le donne che aiutano le donne a liberarsi dei complessi».
Gli uomini, nonostante loro, non sono stati un grosso problema per Maria Paola: «Mi sono rivolta a donne non succubi, di quelle che dicono “la tetta è mia”. E sono molte di più di quante non possiate pensare» mi ha detto ironica. Il problema vero sono state le donne. Che ha risolto alla sua maniera, aggressiva: «Dai, tirale fuori, dicevo». Sono convinto che l’abbia detto come un uomo direbbe a un altro uomo «tira fuori le palle». Ovvero: “Fai vedere chi sei”.
Il sistema ha funzionato alla perfezione. «All’inizio erano tutte un po’ intimidite. Ma poi cambiavano atteggiamento. Erano loro a dare idee, a suggerire posizioni, trucchi. La cosa più divertente è che erano soprattutto quelle più timide che alla fine diventavano le più disinibite, quelle che proponevano le situazioni più fantasiose, strane».
A sentire racconti del genere, lo ammetto, anche a me s’è accesa qualche fantasia. Immediatamente spenta. «Non c’è stata nessuna che si sia posta in maniera ambigua, provocatoria. Vivevano quell’esperienza non pensando agli uomini, ma a se stesse». E molte trovavano nelle foto un mezzo per esprimere la propria tensione culturale, esistenziale. Come il travestito che in quel modo riusciva finalmente a omologarsi. O come la donna che sta compiendo una ricerca sulla “società velata” e che così ha trovato un’altra forma di sperimentazione. Tutte, comunque, hanno vissuto questa esperienza come un gioco, un momento liberatorio. «Dopo le prime foto, volevano farne altre, era diventato un teatrino. Ma a quel punto non sarebbe stata più la stessa cosa. E allora parlavamo di noi, ci facevamo confidenze tra amiche, dicevamo cose non dette».
Così, chiacchierando tra amiche, anche Maria Paola è riuscita a esorcizzare il suo